Nonostante le prime descrizioni della patologia risalgano addirittura alla prima metà dell’800, il moderno concetto di fibromialgia è molto più recente: solo a partire dal 1990, infatti, sono stati messi a punto i criteri diagnostici e la diagnosi di fibromialgia è stata accettata a livello internazionale.
Si tratta di una patologia invalidante e, a oggi molto diffusa, con un conseguente forte impatto sulla spesa sanitaria.
La malattia colpisce tutti i muscoli del corpo provocando un aumento della tensione muscolare: la tensione si riflette a livello dei tendini che diventano dolenti specie nei loro punti di congiunzione con le ossa. Questi punti, insieme con alcuni punti a livello dei muscoli, vengono definiti tender points.
Ma come viene definita esattamente la sindrome fibromialgica? È vero che è sottodiagnosticata perché, mancando di alterazioni di laboratorio, la diagnosi può essere fatta unicamente basandosi sui sintomi che il paziente riferisce?
E ancora. Quali sono le principali opzioni terapeutiche? E quale ruolo possono avere il Medico di Medicina Generale e il Farmacista nella gestione dei pazienti affetti da questa patologia?
Ne abbiamo parlato con Piercarlo Sarzi Puttini, Direttore dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano.
Per ulteriori informazioni sulla patologia, si può inoltre consultare il sito dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica (AISF Onlus) www.sindromefibromialgica.it. Sul sito è tra l’altro possibile scaricare il nuovo opuscolo a cura di AISF dal titolo “La sindrome fibromialgica, aspetti e informazioni per il paziente”.